Quest'anno ho trascorso alcuni giorni nella Germania meridionale, in particolare nella zona della Foresta Nera.
Purtroppo non mi funzionava il cellulare pertanto non ho potuto scattare le foto che avrei voluto in libertà, qualcuna la elemosinavo ai cellulari del marito o del figlio, ma mancavano dell'immediatezza e dello sguardo mio che nel momento in cui colgo una cosa lo sento quasi tendere come fosse una freccia, ma che poi passata l'immediatezza della visione, perdeva vigore.
Poche foto, quindi e filtrate da sfasamenti temporali tra la percezione e la realizzazione dell'immagine.
Mi sono detta va beh cercherò di aguzzare la memoria visiva, cercherò di tenere a mente,
solo con qualche appunto scritto...
La prossima volta mi voglio dotare di una sorta di libretto di viaggio e della pazienza di schizzare almeno ciò che vedo. Vorrò anche riprovare l'esperienza di stare 8 giorni senza cellulare, sicuramente molto auto-educativa.
Purtroppo ho poca memoria ma ho come l'idea che le cose, viste o lette, mi restino lo stesso in una zona remota della mente dove vengono utilizzate da me stessa a mia insaputa e mi aiutino comunque ad elaborare pensieri ed idee.
In poche parole non ho memoria, perdo tutto...devo però avere la capacità di assimilare, non ricordo, ma la mia mente poi si esprime come se ricordasse... "con la superficialità si coglie l'essenza".
Di tutto ciò che ho visto mi resta impresso come albero dominante, nei giardini ed aree verdi di quella parte di Germania oggetto del mio breve viaggio, l'ippocastano (Aesculus hippocastanum).
Lo usano molto come esemplare isolato, nei viali, ma anche nelle piazze.
Ho visto una piazza a Friburgo di pertinenza ad un'antica osteria, punteggiata da ippocastani, sotto alle loro chiome erano disposti tavolini e seggioline.
Lo schizzetto che allego qui, l'ho fatto a posteriori, sintetizza la planimetria di quell'insieme.
Era una piazza seria e a suo modo austera, teutonica appunto, l'ombra scendeva dall'alto della chioma in modo compatto e lambiva lo scuro dei tronchi, l'area emanava frescura ed era perfettamente in ombra, nessun raggio di sole riusciva ad arrivare a terra.
I commensali parlavano sottovoce, lentamente sceglievano dal piatto ciò che volevano poi degustare, si era invogliati alla riflessione ed al silenzio.
Ho pensato che in Francia non avrebbero mai realizzato una piazza con ippocastani, bensì con i platani (Platanus orientalis). Se nella mente sostituisco gli ippocastani con i platani, ecco che subito la piazza mi appare più allegra e vibrante di luce che attraverso il chiaro delle foglie giunge a lambire i tronchi variegati, bianchi, verdognoli, marrone, ocra; con il platano la luce fa ancora in tempo a toccare la terra e gioca con i visi dei commensali; nel mio immaginario la piazza francese si popola di persone vocianti e di gridolini di bambini.
L'amore dei francesi per il platano l'ho potuto constatare in vari viaggi brevi che ho fatto in Francia.
Pertanto alla luce di queste osservazioni, chi volesse avere una zona ombrosa sotto alla quale riposare, gustare deliziose merende, leggere o chiaccherare, potrà usare il platano se preferisce un'atmosfera più rilassata e solare, oppure l'ippocastano se gradisce maggiormente un'atmosfera più austera ed intima.
La bellezza di questi grandi alberi sta nella loro maestosità, il senso della grandezza della chioma e dell'impalcato dei rami, entrambi donano molto conforto a chi sosta sotto alle loro fronde.
Chi ha la fortuna di avere un ampio prato vicino casa potrebbe realizzare una sorta di tempio verde con questi alberi, la loro bellezza deriverà dal farli crescere liberamente. Tempo 10 anni potranno già dare soddisfazione, anche se ne riusciranno a godere di tutta la loro maestosità i figli e ancor più i nipoti.
Mi sono fatta l'idea che il platano sia l'albero francese per antonomasia, mentre per la Germania lo sia l'ippocastano; ho notato come anche il tasso (Taxus baccata) sia una presenza dominante in molti giardini pubblici e privati tedeschi.
Mi piace pensare che i due alberi rappresentino rispettivamente due popoli diversi nelle loro caratteristiche più essenziali.
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